lunedì 22 maggio 2017

Silverwood Lake

di Simona Binni

tutte le immagini © Simona Binni & Tunué
Letto quasi per sbaglio, senza sapere trama, background dell'autrice, o quant'altro. Lo prendo e lo sfoglio, bella carta, colori tenui e non invasivi, come vanno di moda ultimamente, bel volume, i volti dei personaggi sono molto espressivi, stilizzati, mi ricordano quelli di Tony Sandoval (credo sia da prendere come un complimento). Poi ieri sera tardi mi sono messo a leggerlo e si è rivelato un errore, sì ma solo perché finché non l'ho finito non sono riuscito a smettere, volevo sapere, arrivare alla conclusione (e credo sia anche questo un complimento).

La storia, che copio e incollo. Con la speranza di comprendere le motivazioni che hanno spinto suo padre a vivere da home­less, Diego intraprende un viaggio nel sud della California, solo, lontano dal suo mondo e in stretto contatto con la parte più nascosta di sé, quella che per diciassette anni era rimasta bloccata, vittima di un’assenza troppo grande per essere colmata e di un’angoscia deva­stante. La ragione apparente che spinge Diego, di professione giornalista, a partire, è quella di realizzare un reportage su una comunità di homeless situata sulle rive del Silverwood Lake. Presto scoprirà di essersi messo in viaggio con l’idea di trovare delle risposte, ma si accorgerà di aver recuperato, in quella esperienza tanto lontana da lui, una parte così vera di sé da cambiare completamente lo scenario della sua esistenza

L'essenza del volume è in una frase di Sigmund Freud citata come intro al capitolo 4 "C'è una storia dietro ogni persona. C'è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli."
Diego nel suo viaggio conosce persone all'apparenza borderline, scontrose, schive, ma la verità è che dietro e dentro a ognuno c'è qualcosa che non si vede, un inferno personale che spesso non si può affrontare e risolvere, bisogna solo accettare. Ma non è mai semplice o immediato, il tempo gioca un ruolo fondamentale, come la solitudine, mezzo per trovare se stessi, ma anche la condivisione del dolore perché spesso la cura per i propri mali è indiretta, si cerca di curare il male di un altro e si scopre di aver curato di riflesso anche il proprio. La storia è di facile e piacevole lettura ma spinge a riflettere, nessun particolare è messo giù per caso, ho notato una grande ricerca per amalgamare le storie dei personaggi e rendere il tutto fluido e naturale. Il lettore ne rimane coinvolto, rapito, l'azione è quasi completamente assente nella vicenda eppure il passare del tempo della narrazione è palese, palpabile, l'evoluzione dei personaggi plausibile, il finale toccante. Più che un fumetto è un vero e proprio romanzo di formazione.

Simona Binni, l'autrice, dimostra una grande conoscenza del genere umano. Interessante la sua scelta di ambientare la vicenda in California, immagino sia per avere più libertà nella narrazione, i disegni sono piacevoli e funzionali, colori tenui e rilassanti, ottimo taglio di sequenze nelle tavole. Tuttavia quello che ho apprezzato di più sono state le pagine a una sola vignetta con solo una frase a corredo, sono quelle che rallentavano il ritmo della narrazione concedendo uno stacco e consentendo al lettore di riflettere dandogli al contempo un senso di calma e calandolo nella vicenda.

L'edizione è superlativa, la tunué a un prezzo accessibile di 16,90€  sforna un volume di 168 pagine 19,5x27cm a colori e cartonato di invidiabile fattura, la sanno lunga su come valorizzare un'opera a fumetti, su questo non ci piove.

La cosa più assurda è che di norma un disegnatore non usa per raccontare storie parole così efficaci, spesso infatti si affida all'arma più forte e riconosciuta che ha a disposizione: per l'appunto il comparto grafico. Qui, sebbene disegni, colori e struttura delle tavole sia estremamente curata la cosa che mi ha preso di più è stato il coinvolgimento che Simona Binni è riuscita a creare facendo parlare o pensare i personaggi. Mi sento davvero di dire che abbiamo a che fare con un'autrice completa che è riuscita a dare, con una sceneggiatura intimista e molto ben studiata, una marcia in più al volume, siamo di fronte non solo a un buon fumetto, ma a una graphic novel che ti lascia molto di più di una gradevole lettura. Una piccola perla che consiglio senza alcun beneficio del dubbio.



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